In Italia il settore degli integratori è sottoposto alla legge nazionale che recepisce le relative normative europee, e che definisce gli standard di produzione, quelli qualitativi e le procedure per l’immissione in commercio, incluso quanto può essere scritto sulla confezione e sul foglietto illustrativo di un integratore. Vi sono poi organismi che vigilano sull’applicazione della legge e sulla sicurezza dei prodotti in vendita sugli scaffali di farmacie, supermercati e online.
La normativa in vigore
La Commissione europea con la direttiva 2002/46/CE sugli integratori alimentari ha fornito una definizione degli integratore alimentare e fissato le norme armonizzate per garantire la sicurezza e la corretta etichettatura di questi prodotti in Europa. La direttiva è stata poi attuata nel nostro Paese con il decreto legislativo 21 maggio 2004, n. 169, che contiene anche disposizioni applicabili agli integratori alimentari per quegli aspetti che non sono armonizzati a livello europeo.
In particolare, gli integratori alimentari vengono definiti dalle norme di riferimento come “prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate”.
Per maggiori approfondimenti si può consultare il sito del ministero della Salute alla pagina che contiene la normativa completa del settore degli integratori.
I controlli
Nell’intervista di seguito Marco Testa, past president di FederSalus – l’Associazione nazionale produttori e distributori prodotti salutistici, che mira a rappresentare il principale referente per le organizzazioni istituzionali e commerciali operanti nel settore degli integratori alimentari – indica quali sono e che ruolo hanno gli organismi che vigilano sugli integratori.
Le verifiche del ministero della Salute in Italia
In Italia il ministero della Salute vigila sull’immissione in commercio degli integratori alimentari, valutando la conformità dei prodotti alla normativa vigente.
In particolare, per poter essere venduto nel nostro Paese un integratore deve prima essere sottoposto al vaglio del ministero tramite una procedura di notifica. Infatti, prima di immettere sul mercato un integratore, è fatto obbligo alle aziende notificare il prodotto presso il Ministero della Salute, i cui funzionari valuteranno la correttezza e completezza delle informazioni riportate sulla confezione del prodotto, nonché l’ammissibilità degli ingredienti utilizzati e delle relative dosi.
Terminato l’iter di verifica, in caso di esito positivo il ministero inserisce il prodotto nel Registro degli integratori alimentari presente sul proprio sito istituzionale.
“Il ministero della Salute presta molta attenzione ai prodotti in vendita – spiega Testa -. Inoltre collabora con gli organismi, le università, le istituzioni, le aziende e le associazioni per arrivare ad avere un mercato sempre più corretto e di qualità. Spesso è in prima linea nello sviluppo e nell’applicazione della normativa: la lista BELFRIT (una lista comune di sostanze utilizzabili negli integratori alimentari), che Belgio, Francia e soprattutto Italia hanno emesso e approvato anni fa, ne è un esempio”.
La vigilanza dell’Efsa in Europa
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa, dall’inglese European Food Safety Authority) si occupa di salvaguardare la sicurezza degli alimenti in ambito europeo, e quindi anche degli integratori alimentari. L’agenzia ha sede a Parma, viene finanziata dall’Ue ed è stata istituita nel 2002 con il ruolo di fonte indipendente di consulenza scientifica e di comunicazione sui rischi associati alla catena alimentare.
Periodicamente Efsa pubblica elenchi aggiornati sugli ingredienti ammessi per la produzione di integratori, descrivendone qualità, fonti e dosi, nonché vigila sulla comunicazione delle proprietà (claim) che un’azienda può trasferire al pubblico in merito agli ingredienti utilizzati.