Quando la glicemia è poco mossa, prendiamo ad esempio un soggetto che abbia come valore 110-115, e in assenza di altri valori anomali, può essere sufficiente un approccio dieto-terapico concordato con il proprio Medico di famiglia, che valuterà se abbinare al regime alimentare scelto anche una cura farmacologica.
Quando la dieta non basta
Oggi è facile intervenire: bassi dosaggi di metformina, portatori di effetti collaterali modestissimi se non nulli, sono già in grado di controllare e contenere la glicemia, dove dieta e lifestyle non siano riusciti ad apportare benefici.
Per passare a farmaci ulteriori, quindi salire di dosaggio o abbinarli ad altri farmaci ipoglicemizzanti orali, è necessario l’intervento di un Diabetologo, ma sarà lo stesso Medico di famiglia a consigliarlo.
Un supporto dai nutraceutici
Quando la glicemia leggermente fuori range e sempre in assenza di altri fattori di rischio vascolare, obesità e diabete inclusi, è possibile intervenire con dei nutraceutici: per esempio, le fibre come lo psillio, il glucomannano, la gomma di guar sono in grado di rallentare la velocità di passaggio del cibo dall’intestino alla circolazione sistemica. Grazie all’azione di queste fibre, si tiene bassa la glicemia perché la riduzione della velocità di passaggio implica un minore sforzo da parte del pancreas: quest’ultimo, infatti, produrrà meno insulina e di conseguenza la curva glicemica sarà più corretta.
Un approccio più farmacologico, sebbene sempre di tipo nutraceutico, è quello che ricorre all’uso della berberina, ingrediente molto interessante in quanto, oltre alla colesterolemia, controlla anche la glicemia. È considerata un risparmiatore di insulina, agisce abbastanza bene sulla glicemia basale e in maniera più importante su quella post-prandiale. Il suo meccanismo di azione viene definito dagli addetti al settore “acarbose-simile”, dove l’acarbose è un farmaco che non permette il trasferimento dello zucchero dall’intestino al sangue e la berberina lavora anche in questo senso.