Al termine microbi nel recente passato erano spesso associate percezioni negative, legate a disturbi o addirittura a vere e proprie patologie. Oggi, con il diffondersi di una migliore conoscenza scientifica e la crescente familiarità con i suoi termini, abbiamo recepito l’indispensabile ruolo delle popolazioni batteriche per il nostro equilibrio metabolico e quindi per la nostra salute.
Con l’aiuto del Prof. Salvatore Cucchiara (Docente Ordinario di Pediatria e Gastroenterologia Pediatrica, Sapienza Università di Roma) facciamo un “viaggio” in questa dimensione ultramicroscopica, così importante a tutte le età, presente in un organo estremamente importante – e fino a poco tempo fa negletto – l’intestino.
Professor Cucchiara, spesso si sente parlare di “flora batterica intestinale, è un termine appropriato?
“La ricerca ci ha portato negli ultimi anni a definire un concetto allo stesso tempo più ampio e più corretto, quello di microbiota intestinale. Il nostro microbiota intestinale è formato da una vasta comunità di batteri (Il microbiota comprende un numero di batteri pari a circa 6 volte il totale delle cellule che compongono il corpo umano e almeno quattro milioni di tipi di batteri diversi NDR) che hanno un’influenza molto rilevante sul metabolismo, sul sistema immunitario e persino sull’umore. Nella valutazione della salute intestinale, il numero e la diversità di specie differenti sono dati fondamentali: a una maggiore varietà si associa ad un basso rischio di obesità e malattie varie.
Il microbiota è infatti un sistema che funziona dentro e fuori l’intestino, arrivando a condizionare una serie di aspetti di ordine funzionale, anche cognitivo.
Benissimo, come possiamo intervenire a proteggere e potenziare il nostro microbiota?
Sicuramente, in primo luogo con una dieta il più possibile sana e anche variata, con nutrienti adeguati e selezionati. Partiamo dalla primissima infanzia, addirittura dal periodo perinatale, con un esempio: un bambino che dovesse vivere i primi giorni di vita in un ambiente sterile, avrà un sistema poco sviluppato dal punto di vista immunologico, con un sistema immunitario che sarà più facilmente minacciato quindi da agenti potenzialmente patogeni. L’incontro con l’ambiente esterno (e le sue popolazioni microbiche, quindi) ne potenzia e ne arricchisce la reattività e la “prontezza” nel reagire agli attacchi di agenti esterni
Il microbiota si sviluppa nei primi due anni di vita ed è quello poi che ci accompagnerà per tutta l’età adulta.
Professore, si legge spesso che una dieta come quella occidentale sia poco variata e quindi poco in linea con quei principi che ci rendono immunitariamente più “forti”, è d’accordo?
È vero, soprattutto se pensiamo a chi si alimenta con prevalenza di grassi saturi di origine animale, burro maionese, ketchup e quanto spesso presente nelle diete di nord Europa e nord America. Molto del sovrappeso e dell’obesità che si riscontrano oggi in età pediatrica hanno una componente infiammatoria molto importante. Il tessuto grasso non è un tessuto inerte, è un tessuto infiammatorio che genera a sua volte sostanze che colpiscono il fegato, l’intestino, le articolazioni , il cuore. Il microbiota di un individuo che fa questa dieta e non quella mediterranea è di conseguenza un microbiota alterato, malato. Un microbiota affetto da quella che si definisce disbiosi* (il contrario di eubiosi***) ovvero ha un’alterata presenza di specie batteriche nocive invece che amiche del nostro intestino e quindi del nostro organismo.
Quali sono quindi le conseguenze più comuni di questo “indebolimento” del microbiota?
Come accennavo, il microbiota non è un ospite passivo del nostro intestino ma, attraverso l’epitelio (ovvero il rivestimento intestinale) interagisce con il sistema immunitario, presente al 70% proprio nell’intestino. Bene, nel caso di una proliferazione di batteri “cattivi” si producono sostanze che – appunto attraverso l’intestino – vanno a interagire con altri sistemi del nostro organismo. Le faccio un esempio: i disturbi del comportamento e, tra tutti, il disturbo dello spettro autistico. Oggi la prevalenza del disturbo dello spettro autistico è di 1 a 65, ovvero su 65 bambini nel mondo occidentale vi è un bambino con disturbo dello spettro autistico. In questi bambini è stata documentata una disbiosi. Ci sono dati poi molto interessanti, ovvero rendendo questi bambini eubiotici attraverso una alimentazione corretta, uso di probiotici e una “pulizia” del microbiota intestinale, si riesca ad avere un miglioramento cognitivo ed emotivo di questi bambini.
Questo per dire che il nostro microbiota non si limita all’intestino ma che con la sua attività metabolica è capace di condizionare il nostro umore, i nostri meccanismi di apprendimento e l’attività di organi apparentemente “distanti” quali fegato, cuore, lo stesso metabolismo osseo. Questo perché, secondo gli immunologi, l’intestino è il nostro organo più importante, perché qui arrivano alimenti, residui, anche sostanza tossiche cui contrapporre le barriere immunitarie dell’organismo. Il microbiota intestinale interagisce con tutto questo e quindi – se la nostra alimentazione è scorretta – l’attività metabolica del microbiota si svolgerà su alimenti “scorretti” che produrranno sostanze tossiche, che danneggeranno non solo l’intestino ma organi a distanza, come quelli di cui dicevo prima, cui aggiungerei anche il pancreas.
C’è un aforisma oggi che dice “il microbiota lavora dentro e fuori l’intestino”.
Una dimensione davvero affascinante, da considerare quindi per le nostre scelte alimentari. Abbiamo visto quanto è importante nutrirci in modo vario e ispirato ai principi della dieta mediterranea. A questo punto vorrei affrontare con lei il concetto di integrazione alimentare: cosa pensa di quella che a volte è definita “la moda degli integratori”?
Al di là delle definizioni giornalistiche, sono favorevole agli integratori, purché abbiano dietro una sperimentazione di laboratorio e clinica seria. Oggi siamo “invasi” dagli integratori, l’industria sforna una miriade di prodotti ma io – ripeto, con una mentalità scientifica – verifico quanto c’è dietro a questi prodotti, in termini di serietà, di validazione sperimentale non solo in laboratorio ma in termini di trial clinici corretti e significativi.
Ovviamente partendo nella valutazione anche dall’esperienza su singole componenti di cui è composto ciascun integratore…
Certamente, gli integratori più validi e qualitativi sono generalmente quelli che coniugano i cosiddetti probiotici (ovvero batteri “amici”) ad altre sostanze che, spesso, da un lato facilitano la crescita del probiotico, i prebiotici. Per questo spesso si impiega il probiotico in unione a zuccheri polisaccaridi complessi (ad esempio la INULINA, che è estratta dalla radice della cicoria) utili a far crescere il probiotico una volta nel lume intestinale. Quindi ripeto, non solo il probiotico ma un prodotto vegetale, un polisaccaridico come l’inulina, il prebiotico, la cui unione si definisce oggi simbiotica.
In questi integratori si uniscono spesso poi sostanze antinfiammatorie di origine vegetale e anche alcune vitamine, molto importanti.
Ad esempio?
Alcune vitamine sono ritenute oggi degli “immunomodulatori”. La vitamina A e la vitamina D sono ritenute possedere in origine un’attività di potenziamento del sistema immune. Ci sono studi infatti che documentano quanto le Vitamine A e D sono importanti: innanzitutto perché potenziano la cosiddetta barriera intestinale, ovvero quell’azione di filtro svolta dall’epitelio intestinale e poi promuovono quei meccanismi immunitari che ci difendono sia a livello intestinale sia a livello generale.
“Siamo quello che mangiamo” come affermava il Prof. Veronesi?
Certo, ma l’aforisma del Prof. Veronesi cui sono maggiormente vicino è “ci si cura meglio dove si fa ricerca”, alludendo ovviamente ai centri dove la ricerca è più attiva.
Vogliamo dare un consiglio pratico alle mamme, un approccio all’alimentazione dei più piccoli cui possano ricorrere con fiducia e serenità.
Io sono colpito, in spiaggia o accompagnando i nipoti a scuola, dall’enorme numero di bambini obesi. Quindi la prima riflessione che faccio è che – prima di ogni altro intervento, farmacologico o con gli integratori – va sostenuto un principio di alimentazione sana e corretta che dovremmo essere facilitati a seguire visto che siamo il paese della dieta mediterranea. Che vuol dire essenzialmente dieta varia, dove il condimento essenziale sia l’olio d’oliva extra vergine. Una dieta basata sulla frutta, sulle verdure, sui cereali, sulle leguminose***, anche sulla carne – non più di due volte a settimana – tantissimo pesce azzurro. Secondo punto: l’attività fisica, cercando anche di creare nel bambino degli interessi. Spesso infatti il bambino obeso è un bambino passivo, che si muove poco e ha pochi interessi. Importante anche rispettare gli intervalli tra i pasti, altrimenti si creerà uno stato di iper-insulinismo continuo, con senso di appetito costante e ulteriore deposito di grassi. Va invece proposto uno spuntino dove sia presente, in prevalenza, frutta. Pera, mela, frutti straordinari, dotati di grandi proprietà antiinfiammatorie. Importante poi mangiare lentamente, masticando per migliorare sia la digestione sia il senso di appagamento che il cibo ci può dare. Infatti, nei bambini che masticano più lentamente giunge prima il senso di sazietà, con gli evidenti vantaggi che questo comporta. E bevendo acqua.
Acqua, certo. E le bevande così popolari anche tra bambini e adolescenti, i cosiddetti soft drinks?
Vorrei concludere appunto parlando delle bevande zuccherate. L’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che lo zucchero è anche più dannoso dei grassi per la nostra salute. Perché è il primo responsabile dello squilibrio del microbiota intestinale. Parliamo sia degli zuccheri addizionati alle bevande industriali sia degli zuccheri che mettiamo ad esempio nel latte e nel caffè.
Una componente, lo zucchero, che sappiamo dare una vera e propria assuefazione…
Assolutamente, purtroppo ormai è noto come la composizione di alcuni prodotti industriali sia a rischio di dipendenza da alcune delle sostanze contenute. Tali prodotti contengono in percentuali rilevanti i cosiddetti FODMAP, acronimo inglese che sta per “Fermentabili Oligo-, Di- e Mono-saccaridi e(and) Polioli”. Sono presenti nelle bibite, negli zuccheri delle caramelle, nelle cioccolate, nei succhi di frutta, ad esempio. Il frumento, se molto glutinato, contiene molti FODMAP e quindi (senza demonizzare il glutine come molti fanno oggi) andrebbe preferito il frumento che ne contiene meno, come il cosiddetto “grano antico”. E non sostituendo completamente un cereale importante che appartiene alla nostra tradizione con prodotti che possono contenere grassi idrogenati, addensanti industriali e altri componenti ipercalorici per seguire la tendenza del “gluten free”.
Quindi innanzitutto, lavoriamo per perdere le “cattive abitudini” che noi e i nostri bambini possiamo avere acquisito e diamo un ruolo agli integratori, se ben progettati e realizzati. A base di pre e probiotici, sostanze vitaminiche dotate – come abbiamo visto – di attività immuno-regolatoria. E scientificamente seri e validati.
* In medicina ci si riferisce ad uno squilibrio microbico, in particolare riferito al microbiota intestinale.
**Condizione di equilibrio del microbiota intestinale.
***(cfr Wikipedia il fagiolo (Phaseolus vulgaris L.), il pisello (Pisum sativum L.), la fava (Vicia faba L.), il lupino (Lupinus), il cece (Cicer arietinum L.), il caiano (Cajanus indicus), l’arachide (Arachis hypogaea L.), la soia (Glycine max (L.) Merr.), la lenticchia (Lens culinaris), la cicerchia (Lathyrus sativus) e alberi come la mimosa (Acacia), albero di giuda (Cercis siliquastrum), la robinia (Robinia pseudoacacia), il carrubo (Ceratonia siliqua), il tamarindo (Tamarindus indica), la grenadilla (Dalbergia melanoxylon))
Approfondimenti: Probiotici, la proposta di Mama Natura®